La signorina Marion Bassett appena uscita dalla casa di cura per malati di mente s’era messa in testa di avere un bimbo. Tutti in paese sapevano che Marion ci vedeva doppio e che ogni sei mesi faceva un qualcosa per cui dopo doveva mostrare pentimento. Per avere un pargolo Marion diceva ci vuole un padre, e in paese di San Giuseppe che mi prendono con tutte le mie turbe non ce ne sono.
La nonna di Marion, ricca e generosa, per giunta preoccupata per la sorte di ogni giovane donna senza marito, libretto degli assegni alla mano, fortuna volle, venne a bussare alla porta della nipote combina guai. “Marion se vuoi prendere marito devi andare in città dove gli uomini soffrono di solitudine e hanno turbe assai peggiori delle tue. Non faranno caso alle tue stranezze e dopo poche settimane ti vorranno madre e moglie. Prima di andare in città piccola mia, sosterai qualche settimana da quest’amico chirurgo che rimette a nuovo le fanciulle senza le curve giuste indosso “.
Marion era alta un metro e sessanta, guardava spesso con amarezza il suo seno piccolo e rugoso. Ora l’idea di una Marion prosperosa la faceva eccitare. “Grazie nonna, farò quel che dici e quando mio figlio avrà superato i settecento giorni di vita verrò a vivere in questa casa così il bimbo riceverà le migliori carezze che solo tu sai donare”. La nonna firmò l’assegno ed alla nipote schizzavano gli occhi fuori dalle orbite. Marion partì alla volta della clinica chirurgica di venerdì, senza salutare nessuno, con le sue turbe che ogni tanto le davano quella impercettibile sensazione simile ad una scossa elettrica dal dosaggio limitato. Una volta uscita dalla clinica del Dott Palermo si tastò soddisfatta l’enorme petto che di lì a poco avrebbe catturato l’attenzione di uomini ed animali lungo il suo cammino.
In città prese uno studio in affitto in un quartiere d’impiegati che lavoravano sodo per la loro sopravvivenza. Il davanzale di Marion, opera pop dal valore per lei immenso, colpì al cuore Tomas Malone, impiegato di concetto obeso e frustato in grado di eccitarsi solo con il materiale pornografico del fratello Ted.
Il matrimonio ed il ricevimento erano andati come dovevano andare. Marion che frenava a stento i suoi scatti da squilibrata e Tomas che correva al cesso, ogni mezz’ora, con i giornaletti di Ted infilati dentro ai calzoni. Marion disprezzava il marito ma questi doveva essere il padre di suo figlio. Chiamarono il bambino Nick. 3k e 500g. Segni particolari: Occhi neri da adulto. Il bambino non aveva i tratti somatici simili a Marion ed a suo marito Tomas. Quando in casa Malone si festeggiava il primo compleanno di Nick, Marion aveva ripreso a veder doppio ed a fissare il vuoto per ore. Durante le feste natalizie nacque nell’anima torbida di Marion un’idea raccapricciante. “Abbandonerò il bambino. Nick è figlio di uno sbaglio. Io non amo Tomas Malone. Soprattutto non amo il bambino. Devo disfarmene.”. Ripeteva a sé stessa quella intenzione malsana in versi come afflitta da un impulso malefico incontrollabile. Un automatismo indecifrabile che abitava laggiù nell’anticamera del suo inferno. Marion non era mai stata in grado di riflettere su quanto fosse instabile. Il primo giorno del nuovo anno Nick giocava allegramente con altri due bambini meno intelligenti di lui. Nick non piangeva ma guardava la madre con un’espressione triste quasi avesse un tetro presagio della sua sorte infame. Marion afferrò gambe e braccia il piccolo Nick per poi rinchiuderlo all’interno di una busta rossa con le stelline argentate. Quel Natale tre famiglie su cinque, secondo accurate indagini di mercato, avevano comprato le buste rosse con le stelline argentate. Come niente fosse Marion scaraventò la busta con dentro Nick fuori dalla finestra.
Tutti si domandavano dove fosse Nick e Tomas era distratto dalle pizzette e lontano anni luce dall’immaginare un epilogo così tragico della giornata. Dalla strada si levò un grido disperato. Una ragazza di vent’anni di passaggio aveva visto da vicino l’assurdo percorso della morte del piccolo. Il corpo esile tutto in frantumi. Dio s’era scordato di voler bene a Nick Malone. Nick Malone non aveva mai fatto del male a nessuno. Aveva dato un po’ di gioia e d’amore ad una donna e ad un uomo con molti problemi in testa e sulle spalle. Dio non se ne conoscono i perché e le ragioni, non aveva protetto il pargolo. E pensare che Nick aveva un’espressione in viso che faceva pensare alle meraviglie della vita. Nick non aveva avuto nemmeno il tempo di commetter peccato. Dio non lo poteva condannare. Anche la nonna di Marion aveva una lista di peccati alquanto limitata. Dio non le ha concesso la gioia di veder crescere Nick. Aveva solo chiesto di vedere il piccolo Nick giocare indisturbato per qualche anno. Il bambino non riuscì a restare in vita quei famosi settecento giorni. Avrebbe ricevuto baci e carezze a non finire. Anche Dio conosce il valore di una carezza di una vecchia che aspetta e di una vita che bruscamente s’interrompe.
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